I miei segni di donna sui muri a Kabul
Attentati, bombe, violenze. Come tutti i giovani di Kabul, Shamsia Hassani vive la precarietà di una realtà in cui esci di casa al mattino e non sai se la sera ci farai ritorno. Ma la vita della capitale afghana non è solo questo.
Obiettivo: Ricordare le difficoltà che tutte le donne affrontano in una società prevalentemente maschilista e conservatrice.
Attività: Shamsia Hassani, 32 anni, ha deciso di mostrare con l’arte i progressi femminili in Afghanistan. Classe 1987, la ragazza è nata a Teheran da genitori afghani. Come tanti della sua generazione vive la condizione di rifugiata. Poi, una volta tornata a Kabul, decide: ‘Voglio essere un’artista’. Una missione non semplice, in un Paese dove per la maggior parte delle donne essere mogli e madri è l’unico destino possibile e dove il tasso di scolarizzazione delle bambine è uno dei più bassi del mondo.
‘Nel 2010, dopo aver studiato all’Università di Kabul, ho partecipato ad un laboratorio di street art organizzato da un writer britannico: non avevo mai sentito parlare di questa forma di espressione e mi sono incuriosita”, racconta Shamsia. Così, comprate le prime bombolette spray e indossata la mascherina anti-vernice, la ragazza è scesa in strada. Di sera, usando gli stencil per risparmiare tempo e non dare troppo nell’occhio, Shamsia ha iniziato a colorare i muri di Kabul.
Con il passare dei mesi è iniziato anche un ragionamento sul contenuto dei graffiti. ‘In tutti i miei lavori appare un personaggio femminile che interpreta vari ruoli. Spesso suona, o il piano o la chitarra, altre volte è una supereroina che veglia sulla città. Non ho mai voluto identificarla e la dipingo sempre senza bocca e con gli occhi chiusi, perché voglio ricordare le difficoltà che tutte noi ancora affrontiamo in una società prevalentemente maschilista e conservatrice’, dice Shamsia.
Dal 2013 la ragazza ha iniziato a insegnare nella stessa università che ha frequentato da studentessa, ha contribuito a creare un National Graffiti Festival nel suo Paese, fino ad essere inclusa, nel 2014, dalla rivista statunitense Foreign Policy nella lista dei 100 pensatori globali. Grazie ai suoi lavori e al suo account Instagram, i suoi graffiti sono diventati famosi in tutto il mondo. ‘Mi hanno invitato all’estero: Norvegia, Danimarca, Germania, Svizzera, Turchia, India, Iran, Vietnam, Canada, Australia, Stati Uniti. E nel 2017 sono stata anche in Italia, a Firenze dove ho realizzato un murale per la Biennale della città’, racconta Shamsia.
Oggi la ragazza è sposata, ma non ha figli. Continua a lavorare per colorare i muri della sua Kabul. Con altri artisti ha aperto una galleria. Il suo sogno? ‘Spero che arrivi il giorno in cui potrò disegnare la bocca e dare un nome al mio personaggio, ma voglio farlo solo nel momento in cui vedrò i diritti delle donne rispettati davvero. E non solo a parole’, dice Shamsai.
Ambito territoriale: Kabul, Afghanistan.