Ad Harlem la danza contro il Parkinson

Ad Harlem la danza contro il Parkinson

L’ideokinesis è uno dei metodi a cui si inspira Cecilia Fontanesi. È stato creato da Mabel E.Todd negli anni Trenta, a Boston, per bilanciare il sistema scheletrico e migliorare l’equilibrio muscolare attraverso il potere dell’immaginazione. Il suo testo scritto nel 1927, ‘Il corpo pesante’, è ancora oggi considerato un classico degli studi sulla fisiologia umana e sulle relazioni tra psiche e movimento del corpo.

Obiettivo: Bilanciare il sistema scheletrico e migliorare l’equilibrio muscolare attraverso il potere dell’immaginazione per combattere il Parkinson.

Attività: Cecilia Fontanesi ha 36 anni, è mantovana e vive a New York da 9 anni. Ha trovato la sua dimensione ad Harlem, la culla del lindy hop e dello swing, che tra gli Anni 30 e 60 era ‘the track’, la pista, dove gambe e piedi di ogni colore si intrecciavano al Savoy Ballroom per reagire alla crisi economica e annullare le distanze sociali apparentemente incolmabili.

Era una bambina quando iniziava a distinguersi per quella che lei definisce ‘intelligenza motoria’, prima di essere arte o spettacolo, ed è diventata una donna seguendo la sua personale sfida: trasformare un bisogno di espressione in strumento, cercando oltreoceano la sua occasione. L’ha trovata nella neuroscienza, indagando i meccanismi terapeutici che si nascondono dietro ad un movimento, ad un braccio che si allunga, in una gamba che rotea nello spazio. Oggi sta lavorando alla tesi di dottorato in Neuroscienze dedicato alla danza per il Parkinson alla City University of New York. ‘La studiano da 15 anni a Brooklyn e oggi la si studia anche in Italia: è ampiamente provato che il movimento fa bene ai malati di Parkinson, ma è spesso spiegato come pura attività fisica che tiene in moto muscoli e articolazioni. Per me è molto di più: la danza racchiude aspetti estetici e affettivi che hanno una potenza enorme e agiscono sulla sfera neurologica. Il danzatore cambia il proprio modo di muoversi a seconda di ciò che immagina’, spiega Cecilia.

Si lavora sull’interazione tra fisico e mente: il Parkinson ha spesso effetti non motori come la depressione o l’ansia che influiscono sul decorso e derivano dalla percezione di tradimento del proprio corpo. ‘Con la danza i pazienti percepiscono che quello è il loro corpo e può parlare. Seguo uno scrittore di teatro che mi ha lanciato una sfida: trasformare in danza i sonetti di Shakespeare: ci stiamo riuscendo. ’

Tra le sue fonti d’ispirazione c’è Ideokinesis, un metodo formulato per migliorare la fluidità del movimento attraverso immagini metaforiche e uno specifico linguaggio evocativo. Ma ci sono anche le esperienze performative, che oggi dopo anni di studio porta avanti con Parkon NYC, un collettivo nato nel 2015 che oltre a Cecilia conta artisti da tutto il mondo. ‘Uniamo tecniche di contatto del corpo con gli elementi del paesaggio urbano, usando la disciplina metropolitana del parkour’, dice Cecilia.

Questa buona pratica sociale compare nella Newsletter “I molteplici valori dello sport”.