Isola delle donne

L’Isola delle donne tra fiori, dolci e caffè

In questa società in rapido cambiamento, anche le attività artigianali che si ispirano alla tradizione non possono che trasformarsi. In questo percorso di rinnovamento, alcuni artigiani si propongono di conciliare l’attività economica con la realizzazione dei propri sogni, in una prospettiva solidale. L’esperienza di tre donne dimostra che tutto ciò è possibile anche in un quartiere di Milano in grande trasformazione, destinato ad essere un centro direzionale.

Obiettivo: L’isola delle donne una buona pratica che ha come scopo quello di realizzare attività economiche con finalità solidali, rinnovando e valorizzando un quartiere di artigiani a Milano.

Attività: Il quartiere degli artigiani a Milano è sovrastato dai grattacieli di Porta Nuova. Ma non ha perso la sua anima; nella parte storica aprono spesso nuove botteghe.
Ecco tre storie di chi ha realizzato in questa zona il proprio sogno.

Aprire un caffè che fosse anche un negozio di piante è sempre stato il sogno di Laura Maiuolo, trentadue anni, proprietaria insieme al marito Fernando di “Fiuri”, in via Porro Lambertenghi. Entrando, si ha subito l’impressione di avere fatto un salto indietro nel tempo, agli anni ’70: tutto infatti è vintage; ma è soprattutto ascoltando la storia di Laura, accanto alle peonie e alle orchidee, che si ha la percezione tattile e olfattiva di un desiderio avveratosi: “al cimitero ho capito quanto bene all’anima possano fare i fiori, e ho deciso che questo sarebbe stato il mio destino – racconta Laura – ho capito che i fiori aiutano a superare i dolori più intimi; con Fernando da dicembre abbiamo questo piccolo caffè-fioreria, in cui cerchiamo di distribuire il nostro amore per le piante che curano”.
A due vie parallele di distanza c’è la pasticceria “Cherry Pit”; Monica Pacifici, la titolare, dopo anni da ricercatrice statistica presso i più importanti istituti di cura oncologica ha deciso di cambiare la vita, trovando nella sua passione per l’apnea la fonte di ispirazione di quello che è stato per lei un cambiamento assai radicale. “Ho creato questa pasticceria in stile francese; prima volevo aprirla all’Elba, poi sono arrivata qui: in fondo anche questa è isola” dice Monica.
In via Borsieri si trova “Momo“, un caffè etnico nel senso vero del termine, di Marzia Tarantola. “Il nome significa pace. Per me e mio marito El Hadji questo è davvero un luogo di incontro e di apertura verso gli altri, di qualunque fede e gruppo etnico essi siano – sottolinea – tanto che i tavoli sono fatti con i legni delle piroghe del Senegal, e gli oggetti che vendiamo servono per aiutare i bimbi africani di strada” .

Ambito territoriale: Milano – Italia.