Partire non sempre vuol dire andare in viaggio, a volte può avere un’accezione diversa, come nel caso di Daniele Panarella, un ragazzo di 33 anni, di Ancona; di fronte al senso di impotenza durante i conflitti o eventi di calamità, ha deciso di girare il mondo in bicicletta per distribuire medicine, cibo e coperte, nei luoghi di maggiore difficoltà che hanno reso le popolazioni prive di sostentamento.

Obiettivo

Aiutare le popolazioni in difficoltà, trasportando viveri e medicinali nei luoghi colpiti da guerre e calamità naturali.

Attività

Mi sono messo a distribuire medicine, cibo e coperte, per cercare di rendermi utile. Ma mi rendevo conto che era una goccia nel mare.” Quante volte ci siamo sentiti impotenti di fronte a situazioni di conflitto od a calamità naturali, in luoghi tanto lontani da non ricordarne la posizione geografica, o così vicini da sentire che la nostra incolumità potrebbe essere a rischio. C’è chi ha letteralmente preso una bicicletta e ha pedalato, finché non ha raggiunto le macerie, per aiutare chi aveva bisogno. E lì, l’impotenza, il contatto con la realtà, di certo crescono, ma quanto vale per qualcuno che ha perso tutto, sapere che ci sono due occhi, braccia e gambe che in quell’esatto momento può darti ciò di cui hai bisogno? Sostegno. Quello vero. Questa è la storia di un ragazzo di 33 anni, di Ancona, Daniele Panarella, in viaggio tra la Siria, la Turchia, colpite da terremoti il 6 febbraio, causando almeno 50mila morti, passando per l’Ucraina, in cui il numero di decessi sono tuttora in aumento. Nonostante qualche dubbio, paura e un’infiammazione al tendine, come sempre, è dalla nostra esperienza, dalla nostra famiglia, dal nostro dolore e dall’amore, che troviamo la forza di andare avanti e di esserci nel presente. L’esperienza dei suoi nonni, che vissero in un container per 7 mesi, dopo il sisma di Umbria e Marche del 1997, lo ha convinto ad inforcare la sua bici e pedalare, con gli altri volontari turchi, verso Antiochia. Forse tante situazioni si potrebbero evitare, prevenire e sicuramente cessare. Questo al momento è fuori dal nostro controllo, ma ciò che dobbiamo trasmettere, curare e preservare sono la compassione, l’empatia e l’umanità di persone come Daniele Panarella. E’ questo ciò che ci salverà.